Sono Cecilia Pozzi: interprete con oltre 1100 giornate all'attivo, traduttrice, docente universitario a contratto, viaggiatrice ogniqualvolta possibile.
Ascoltami lavorare in simultanea:
Ascoltami e guardami lavorare in consecutiva:
Dopo il diploma presso il Liceo Linguistico Grazia Deledda di Genova, che ha il merito di avermi introdotto alla lingua russa a soli 14 anni, ho conseguito la Laurea in Interpretazione di Conferenza in inglese e russo presso la SSLMIT (Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori) di Forlì (Università di Bologna) nel 1997.
Da allora, ho lavorato come interprete e traduttrice nei più svariati ambiti, acquisendo molta esperienza soprattutto nel settore tecnico (macchinari industriali nei primi anni e successivamente, soprattutto, spazio, costruzioni navali, elicotteri e tanta nautica) e in quello medico / scientifico (congressi medici, settore farmaceutico con ispezioni GMP, Analisi Comportamentale Applicata, con particolare attenzione all’autismo). Sono anche interprete televisiva, sia con in inglese che con russo.
Per indole, tendo a preferire gli interpretariati alle traduzioni, perché mi consentono di sentirmi davvero ponte tra diverse persone, diverse culture, diversi mondi. Interpretare significa innanzitutto trasferire il messaggio verbale fra le parti (compito che io, ai miei studenti universitari, definisco come "Non tradurre le parole, ma dire la stessa cosa nell’altra lingua"), ma anche le emozioni, la complicità, il dissenso, la convinzione. Non sono per l’interprete sopra le righe, eccessivamente espressivo o teatrale, questo no. Ma penso che l’interprete debba il più possibile ‘diventare l’oratore’, trasferendo quanto più possibile – con le parole, certo, ma anche con il tono di voce e il linguaggio del corpo (quando realizzabile e sensato) – ogni sfumatura trasmessa dall’oratore. Il risultato più bello, pertanto, per l’interprete è, di fatto, sparire, diventare invisibile. E il complimento più bello è sentirsi dire “Mi sembrava di ascoltare direttamente l’oratore” oppure “Abbiamo avuto una comunicazione perfetta, senza filtri”.
Da un paio di anni ho ampliato la mia attività iniziando tenere alcuni corsi di introduzione a strategie di studio, memorizzazione e gestione dello stress, nonché di public speaking.
Sono socia ordinaria di AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti), la prima associazione italiana del settore non solo per anno di fondazione (1950), ma anche per numero di iscritti (1235 al 4 luglio 2022).
Dopo il diploma presso il Liceo Linguistico Grazia Deledda di Genova, che ha il merito di avermi introdotto alla lingua russa a soli 14 anni, ho conseguito la Laurea in Interpretazione di Conferenza in inglese e russo presso la SSLMIT (Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori) di Forlì (Università di Bologna) nel 1997.
Da allora, ho lavorato come interprete e traduttrice nei più svariati ambiti, acquisendo molta esperienza soprattutto nel settore tecnico (macchinari industriali nei primi anni e successivamente, soprattutto, spazio, costruzioni navali, elicotteri e tanta nautica) e in quello medico / scientifico (congressi medici, settore farmaceutico con ispezioni GMP, Analisi Comportamentale Applicata, con particolare attenzione all’autismo). Sono anche interprete televisiva, sia con in inglese che con russo.
Per indole, tendo a preferire gli interpretariati alle traduzioni, perché mi consentono di sentirmi davvero ponte tra diverse persone, diverse culture, diversi mondi. Interpretare significa innanzitutto trasferire il messaggio verbale fra le parti (compito che io, ai miei studenti universitari, definisco come "Non tradurre le parole, ma dire la stessa cosa nell’altra lingua"), ma anche le emozioni, la complicità, il dissenso, la convinzione. Non sono per l’interprete sopra le righe, eccessivamente espressivo o teatrale, questo no. Ma penso che l’interprete debba il più possibile ‘diventare l’oratore’, trasferendo quanto più possibile – con le parole, certo, ma anche con il tono di voce e il linguaggio del corpo (quando realizzabile e sensato) – ogni sfumatura trasmessa dall’oratore. Il risultato più bello, pertanto, per l’interprete è, di fatto, sparire, diventare invisibile. E il complimento più bello è sentirsi dire “Mi sembrava di ascoltare direttamente l’oratore” oppure “Abbiamo avuto una comunicazione perfetta, senza filtri”.
Da un paio di anni ho ampliato la mia attività iniziando tenere alcuni corsi di introduzione a strategie di studio, memorizzazione e gestione dello stress, nonché di public speaking.
Sono socia ordinaria di AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti), la prima associazione italiana del settore non solo per anno di fondazione (1950), ma anche per numero di iscritti (1235 al 4 luglio 2022).